Le carni bovine prodotte in Italia sono estremamente sicure, in quanto il nostro Paese impone una lunga serie di controlli veterinari e igienico-sanitari sia pubblici che privati lungo tutti i livelli della filiera. Le normative italiane, che sono tra le più rigorose del mondo, dispongono infatti analisi e ispezioni sistematiche lungo tutta la fase produttiva, a partire dall’allevamento fino alla messa in vendita del prodotto.
Innovativi sistemi di identificazione e tracciabilità del singolo animale consentono di monitorare tutti i processi e i fattori indispensabili per garantire l’elevata qualità del prodotto finito. Dalla selezione delle razze alle pratiche zootecniche, dalle verifiche sui requisiti ambientali delle stalle ai controlli su foraggi e mangimi, tutto fa sì che la salute del consumatore sia sempre tutelata dal campo alla tavola.
Qualità, sicurezza e tracciabilità sono caratteri distintivi della carne bovina italiana, ma non solo. È purtroppo ancora abbastanza diffuso il preconcetto che vede le carni bovine importate dall’estero come meno sicure, nonostante le normative europee impongano stringenti requisiti e controlli anche sulle partite provenienti da Paesi terzi.
È bene ricordare che le carni bovine importate sono, in realtà, tanto sicure quanto quelle prodotte in Italia. E lo dimostrano anche i numeri: circa un terzo delle carni bovine consumate in Italia proviene da paesi extra-UE. Le preferite sono quelle sud americane: morbide, saporite e provenienti da animali allevati al pascolo e nutriti con erbe totalmente naturali, ossia non concimate con prodotti chimici o fertilizzanti. Il risultato è un prodotto finale eccellente, ottenuto in modo ecologico e accettato in Europa poiché rispondente a specifici criteri anatomici e qualitativi.
La qualità delle carni bovine provenienti dai Paesi extra-UE è garantita dai numerosi controlli pre e post-importazione e dal rispetto delle norme relative a tracciabilità ed etichettatura. Per poter essere consumate in Italia, le carni bovine importate devono infatti risultare conformi a specifiche garanzie igienico-sanitarie stabilite dalla normativa comunitaria di settore. Tale normativa presta particolare attenzione a fattori quali:
Il controllo delle carni bovine importate da Paesi extra-UE segue un iter ben preciso, che prevede controlli relativi all’identificazione dei capi e ai diversi aspetti legati alla protezione animale e all’igiene alimentare. I Paesi che desiderano esportare verso il territorio comunitario devono, innanzitutto:
Al momento di arrivo nel Paese comunitario di destinazione, i prodotti devono essere sottoposti a ulteriori e stringenti controlli veterinari. Questi controlli vengono effettuati alle frontiere esterne dai Border Inspection Post, chiamati Posti di Ispezione Frontaliera (PIF) in Italia. Si tratta di Uffici veterinari autorizzati che rispondono direttamente al Ministero della Salute.
Se il prodotto supera i controlli, il suo viaggio verso la destinazione finale può proseguire senza ostacoli. In caso invece di esiti sfavorevoli, il PIF può:
Se il prodotto risulta altamente nocivo, tanto da presentare il rischio di epidemia, il Border Inspection Post del Paese di destinazione del prodotto è tenuto ad avvisare immediatamente i restanti Paesi europei per l’implementazione di specifici programmi di prevenzione condivisi. Tale eventualità è tuttavia estremamente rara ed esistono ad oggi diversi paesi classificati a livello internazionale come esenti da BSE. Tra questi anche l’Argentina, uno dei maggiori esportatori di carni bovine verso l’Europa.
Per tracciabilità (o rintracciabilità) di filiera si intende la capacità di ricostruire la storia dell’animale dalla nascita alla macellazione. La tracciabilità consente di seguire il viaggio di un prodotto dall’allevamento di origine alla destinazione finale tramite documentazioni relative ai processi di produzione, al trasferimento del prodotto e agli operatori di filiera.
La filiera della carne bovina è stata una delle prime a dotarsi di un sistema di tracciabilità del singolo animale, e a prevederne la registrazione in una specifica anagrafe bovina. Marche auricolari e passaporti individuali permettono ai vari attori della filiera di risalire velocemente alle origini dell’animale e di effettuare eventuali controlli aggiuntivi sulle tecniche di allevamento e macellazione, garantendo così la totale sicurezza delle carni.
In conformità con le norme che regolano l’etichettatura obbligatoria delle carni bovine, tutte le informazioni relative all’animale o agli animali da cui proviene la carne vengono poi riportate sull’etichetta del prodotto finito. Insieme a queste, anche i dati dell’azienda in cui ha avuto luogo la fase d’ingrasso e del macello. Nello specifico, i dati da riportare obbligatoriamente sull’etichetta sono:
La tracciabilità è un aspetto di fondamentale importanza nella tutela del consumatore. Poter risalire in qualsiasi momento ai dati sull’origine e la provenienza dei capi allevati, nonché sulle modalità di allevamento e macellazione, significa garantire massima chiarezza e trasparenza al consumatore finale, tutelandone la salute.
I flussi produttivi e le tecniche di trasporto utilizzate devono rispettare determinati standard atti a preservare la qualità della carne e a garantirne una buona durabilità. Le carni bovine possono essere importate via nave o via aerea, rigorosamente in container refrigerati e sempre in condizioni di temperatura controllata tra i -1°C e +1°C. Il trasporto via aerea consente di accorciare notevolmente il tempo che intercorre tra la macellazione e la messa in vendita del prodotto finito, assicurando così una maggiore freschezza.